Tracheotomia percutanea v/s tracheotomia tradizionale

TRACHEOSTOMIA PERCUTANEA V/S TRACHEOSTOMIA TRADIZIONALE: CONTROVERSIE.
A. Croce, G. Neri, A. Moretti, L. D’Agostino.
Università degli Studi “G. d’Annunzio”  di Chieti – Pescara.
Dipartimento di Scienze Chirurgiche Sperimentali e Cliniche.
Sezione di Otorinolaringoiatria.

La tracheotomia, uno dei più antichi atti chirurgici nella storia della medicina, è un intervento che ha acquistato nell’era moderna grande interesse pratico per l’azione risolutiva in caso di insufficienza respiratoria acuta.

Questa metodica ha rappresentato inizialmente un sussidio terapeutico di primaria importanza in caso di ostruzione delle vie respiratorie alte (neoplasie faringo-laringee, corpi estranei, fracassi maxillo-facciali, …..) ma trova oggi indicazioni sempre più ampie e precise anche nella disostruzione e normalizzazione funzionale delle vie aree inferiori, in particolare nei pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva.

Questi soggetti candidati alla tracheotomia  possono essere affetti da un gran numero di malattie che hanno tutte in comune, sul piano fisiopatologico e clinico, una sindrome da insufficienza respiratoria acuta o cronica (coma, necessità continua del respiratore artificiale per paralisi respiratoria da cerebropatie, neuropatie, miopatie, avvelenamenti, ….).

Negli ultimi anni accanto alle tecniche chirurgiche tradizionali di tracheotomia (TT) si sono progressivamente imposte, soprattutto nelle Unità di Terapia Intensiva, metodiche dotate di minima invasività e facilmente attuabili al letto del malato: le tecniche percutanee dilatative (PDT) e in particolare la tracheotomia translaringea  (TLT) secondo Fantoni.

Tali metodiche, se messe in atto correttamente e precocemente, riducono l’incidenza delle complicanze ma in particolari situazioni di mantenimento della stomia possono creare, specie nel paziente non più ospedalizzato, difficoltà di gestione quali un aumento del rischio nel momento del “cambio cannula”.

Gli Autori riportano l’esperienza relativa a 6 pazienti tracheotomizzati con la metodica di Fantoni, e trattati in assistenza domiciliare integrata (ADI), che hanno presentato a distanza di poco tempo dall’intervento un “incarceramento” della cannula nel tramite  tracheostomico con netto restringimento del lume.

I 6 pazienti erano trattati a domicilio con ventilazione assistita mediante respiratore automatico e, per evitare l’alto rischio corso in occasione delle manovre per il cambio di cannula, sono stati sottoposti a revisione chirurgica con il confezionamento di una tracheostomia eseguita con metodica tradizionale. (TT).